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Sono Luca, mi presento

  • Immagine del redattore: One2trip
    One2trip
  • 25 apr 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

La gente ci giudica come pazzi. La gente ci giudica come ragazzini che non sanno quello che vogliono. La gente ci giudica perché non vogliamo avere una casa, una macchina o un lavoro. Cose che non ci fanno ne caldo ne freddo ovviamente, ma che fanno pensare.

Quando le persone mi chiedono il perché della nostra partenza, credo che le profonde motivazioni vadano ricercate proprio in questo. Perché non abbiamo nient’altro di meglio da fare nella vita che giudicare? Perché dobbiamo essere sempre arrabbiati ed essere, quindi, obbligati a trovare una valvola di sfogo che ci permetta di sopravvivere?

L’insoddisfazione, la monotonia dell’ordinario.

Ritrovo nell’inappagamento una delle principali ragioni della radicale scelta che ci siamo trovati a fare. Osservo molto le persone, sono affascinato dai diversi modi di relazionarsi alla vita in base all’educazione ricevuta, altro motivo per cui adoro viaggiare. Ed è proprio osservandole che mi sono reso conto della tristezza e della rabbia che, in misure differenti, pervade ognuno di noi. All’inizio non riuscivo a capire. Io ho sempre avuto il sorriso sulla faccia, ho sempre cercato di vedere il lato positivo e prendere le cose con filosofia. Gli altri, però, erano diversi.

6-1-16: il sognatissimo posto fisso. Dopo qualche esperienza breve tra Italia e Estero ho subito trovato lavoro come enologo. Il lavoro che durante gli studi ho sempre sognato è finalmente mio!

Inizio questa nuova avventura col sorriso che mi ha sempre caratterizzato, notando che piano piano qualcosa cambiava. “Che hai Luca?” mi continuavo a chiedere. Lentamente mi accorgevo che qualcosa mi pervadeva senza preavviso, ma lasciando tracce ben visibili. La mia espressione faceva da perfetto specchio e quello che mi stava succedendo dentro. Stavo perdendo la felicità. Stavo diventando una pedina anche io. Dopo solo 1 anno di lavoro ero già stufo, non del lavoro in sé, ma della routine, di quella dannata sveglia a orari non consoni col mio stile di vita e di un me la cui massima aspirazione nella giornata è riuscire a non addormentarsi sul divano. Volevo avere il tempo di coltivare le mie passioni, di stare insieme a lei ed essere felice, mentre avevo solo il tempo di tornare esausto e non essere la persona che avrei voluto, rischiando anche di intaccare l’unica cosa che aveva sempre e solo contato, Eli. Quando capisci che da quel momento alla pensione (per circa 112 anni, quindi) la tua vita sarà la stessa, allora le domande vengono spontanee.

Perché? Perché in una vita che non è infinita e in cui gli imprevisti sono all’ordine del giorno, dobbiamo ritrovarci a soffrire d’ansia, di stress e di depressione, anziché godere dei doni che la natura ci fa? Secondo voi è sensato che la maggior parte di noi si alzi al mattino già con le palle girate?

E’ il “male della società”, un intricato sistema che mette la felicità dell’individuo all’ultimo posto, un insieme di regole e corruzione che ha come solo obbiettivo l’arricchimento di pochi e il controllo delle masse tramite l’ignoranza. Un male che purtroppo è entrato a far parte della nostra vita, infettando sempre più individui e portandoci a non avere più chiara la motivazione delle nostre azioni, bensì solo l’obbiettivo, la ricchezza.

“Lavorare per raggiungere una alta qualità di vita è infine diventata l’unica ragione della nostra esistenza e sistematicamente abbiamo dimenticato la domanda originaria… Abbiamo scordato che ancora oggi non sappiamo perché sopravviviamo.” J. Redfield.

Perché sopravviviamo? Possibile che il vero obbiettivo di tutti questi milioni di anni di evoluzione sia la ricchezza materiale? Non penso, ma purtroppo ancora un sacco di gente deve trovare il coraggio di capirlo.

Io e Eli lo abbiamo trovato una sera di novembre. Tornavamo da una degustazione di formaggi quando le chiesi:”Ma tu, lo faresti il giro del mondo con me?”.

E lei:”ahahaha, fossimo ricchi si”.

“Ma tu, lasciando perdere sti dannati soldi, lo faresti il giro del mondo con me, si o no?”.

Mi è bastato il suo sorriso, qualche mia lacrima di gioia e un bacio.

In quel momento tutto ha trovato il suo posto, l’equilibrio è stato raggiunto. Tra miliardi di persone che potevo incontrare nella vita, il destino ha scelto lei e se questa lei risponde di si a una mia richiesta così folle, allora il “perché sopravvivo?” mi sembra più chiaro. Per smettere di farlo ed iniziare a vivere. Per donare a questa idilliaca creatura tutto l’amore che si merita e per far si che il nostro sorriso non venga mai più affievolito.

Non piegatevi mai, non lasciatevi assorbire da questa società marcia e siate voi stessi, perché essere ciò che gli altri vogliono che tu sia porterà sicuramente giovamento a loro, ma turbamento a te. Chi vi giudica non si merita nemmeno la vostra parola.


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