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  • Immagine del redattoreOne2trip

Muri, confini e umanità perduta

Da San Diego prendiamo un Uber fino al confine, la signora che ci porta è messicana.


Iniziamo a parlare del nostro viaggio e del Messico.

La donna è molto spaventata, dice che vive in California ormai da tutta la vita e che non ha nessuna intenzione di tornare a Tijuana. Ha proibito ai suoi figli di avvicinarsi al confine e ha solo parole negative per questo paese. Ci mette in guardia sul non dare confidenza a nessuno, sullo stare attenti agli sguardi che incrociamo per strada, dobbiamo avere paura a prendere un taxi o anche solo a camminare perché la sua impressione è che sia quasi impossibile non essere derubati o peggio.


La criminalità è senza dubbio alta, e la vita non ha nulla a che vedere con la vita di comfort americana, ma noi non ci facciamo spaventare così tanto.

Ovvio, non è piacevole sentirsi caricati da vibrazioni così negative all’ingresso di un nuovo paese, però sappiamo anche che il buono nelle persone si trova sempre, e senza dubbio affronteremo questo nuovo viaggio con la massima attenzione a ciò che ci circonda.


Camminiamo a piedi per il confine e costeggiamo quell’orrendo muro che divide gli Stati Uniti dal Messico. Filo spinato, cemento e guardie armate ad ogni angolo. Fa senza dubbio impressione camminarci attraverso e le emozioni che mi sovrastano sono contrastanti: orrore, disgusto e solidarietà, speranza e dolore che si uniscono e senza dubbio generano paura.

Usciti dalle stazioni di controllo ci troviamo dal lato del confine messicano: centinaia di tende sotto ai ponti e ragazzi honduregni e sudamericani di ogni età.

Alcuni di loro non sono nemmeno maggiorenni, coperti di fango fino all’ombelico e soli come non lo sono mai stati.

Tutto ciò che portano è il proprio corpo, e anche se sono tantissimi, si vede che ognuno di loro è lì, abbandonato a se stesso.

Per molti di loro la famiglia è soltanto un ricordo, ed ora si, che il mio zaino mi sembra ancora più enorme e fin troppo pesante.


Ora più che mai sento la mia famiglia vicina, anche se a migliaia di km distanza e riesco a sentirmi fortunata e circondata da calore.

Vedere queste persone sedute per terra, al sole, che osservano quel dannato muro con occhi lucidi e pieni di rabbia, non fa altro che generare disgusto nei miei confronti.

Disgusto per questo dannato presidente, disgusto per chi ha paura, disgusto nei confronti di chi crede che generando terrore tra il popolo si possa creare un esercito di odio. Disgusto per chi si, si fa trasportare dal terrore e chiude le proprie porte e la propria mente a chi si trova di fronte.


Disgusto per questi stupidi confini, che non dovrebbero essere altro che passaggi tra un luogo felice e un altro, opportunità per conoscere questo meraviglioso mondo, ma che invece non fanno altro che dividerci, frammentarci in individui, dimenticandoci che in realtà di diverso non abbiamo assolutamente nulla.

Disgusto per tutti coloro che si sono dimenticati che i loro nonni emigrati in America erano trattati come scarpe, esattamente come i ragazzi che mi trovo davanti.

Disgusto per quella tassista, che non vede la meraviglia negli occhi di queste persone, che non riesce ad apprezzare la grandezza del cuore nemmeno del suo popolo. Disgusto perché sta rinnegando le sue origini, e proibendo ai suoi figli di conoscere le tradizioni e la ricca storia del magnifico luogo da cui provengono.


Disgusto nei confronti di tutte le persone che parlano senza nemmeno sapere, che giudicano senza nemmeno conoscere, e non fanno altro che pensare a se stessi, senza rendersi conto che non potranno mai essere felici, perché se avessero tutte le frontiere chiuse, avrebbero paura anche del proprio vicino di casa.


Disgusto per chi va in vacanza a Playa del Carmen, ma non è in grado di apprezzare una cultura differente nemmeno quando se la trova davanti.

Disgusto anche nei confronti di me stessa, perché quando ascoltavo le parole di quella tassista e quando ho visto queste persone un primo impatto di paura l’ho avuta anche io.


Bastano pochi minuti per capire che non sapeva di cosa stava parlando.

Con questo non voglio dire che non sia un paese pericoloso. Lo è, eccome. Controllato dal cartello e con un tasso di criminalità altissimo e in cui la povertà è la normalità.. ma questo non vuol dire che non sia abitato anche da persone magnifiche.

Saltiamo in sei su un taxi, pieni di bagagli fino al collo e con il bagagliaio aperto, perchè tanto 'no Pasa nada' (in spagnolo 'non succede niente').

Subito siamo abbracciati dal calore messicano, colori, risate, battute e sorrisi sinceri. Un calore che in questi sette mesi di Nord America, ci eravamo quasi dimenticati.


è sempre tutto relativo a ciò che si vuole vedere,


Perchè ci ostiniamo a terrorizzarci e ad osservare soltanto il lato nero delle cose?

Perchè non proviamo ad aprire un po' di più gli occhi e vedere che siamo circondati anche da bellezza, solidarietà e condivisione? Perchè farci spaventare quando possiamo essere parte di qualcosa?

Perchè rimanere sempre chiusi nella nostra comfort zone, quando invece possiamo metterci alla prova e scoprire che siamo capaci di fare tutto ciò che vogliamo e che per tutto il tempo passato ci siamo persi emozioni, esperienze e lezioni di vita?


Perchè non aprire le nostre porte, le nostre braccia e i nostri cuori, a persone che come tutti, hanno bisogno di essere capite?


Paura, hanno tutti paura. Non si rendono nemmeno conto di ciò che stanno facendo, rovinando un mondo meraviglioso, distruggendo vite, sogni e speranze, soltanto perchè si sentono piccoli dentro e hanno bisogno di eclissare gli altri per credere di stare bene.


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