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Chacahua, respirando libertà

  • Immagine del redattore: One2trip
    One2trip
  • 22 lug 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

La nostra destinazione per l’anno nuovo è la Laguna di Chacahua, Oaxaca, Messico.

Da Zapotalito parte la solita contrattazione per il passaggio in Lancha (barchetta), che a quanto pare è l’unico mezzo con cui si può raggiungere la laguna.

In barca a fianco a me due gemelli di circa sei anni, uno tiene in braccio il suo cagnolino per tutto il viaggio, l’altro si nasconde dietro alla sua giovane mamma, bellissima. Hanno dei lineamenti davvero speciali, sorrisi sinceri e uno sguardo sveglio e attento su ciò che li circonda.


Il viaggio in barca dura una mezzoretta, attraversiamo intricati canali circondati da mangrovie, il paesaggio è selvaggio e quasi surreale, tanto che ne sono già innamorata.

Arrivati a destinazione siamo accolti da un’atmosfera inconsueta : la nostra barchetta viene legata a riva da un bambino di circa 10 anni, nella piazza c’è la festa del pueblo e si sta svolgendo un cruento combattimento tra galli. Alcuni bambini giocano con i corpi dei galli morti, altri etichettano i combattenti e altri ancora portano di qua e di là le gabbie vuote. Ad ogni età si danno da fare.

Si percepisce già un’aria diversa, reale e differente da tutto ciò che abbiamo mai visto fino ad ora.


Iniziamo a camminare per l’isola. Un cartello recita “Chacaua libre, pueblo unido”. (Chacahua libera, popolo unito). Le strade non sono asfaltate, non si vede la presenza di macchine e molti girano scalzi.

L’isola è indipendente e autogestita, non c’è polizia e ha il permesso di lavorare solo la gente del luogo. Il turismo è ancora quasi assente e la notte non succede mai nulla, le porte delle case nemmeno esistono e di criminalità non si parla nemmeno.

Chiediamo agli abitanti del luogo consigli su dove mettere le tende e subito arriva la proposta di Beatriz, una dolce abuelita (nonnina) che ci invita ad andare a visitare il suo ristorante a pochi metri dal mare. Possiamo piantare le tende gratis, e se ogni tanto vogliamo mangiare il suo pescado fresco, paghiamo ciò che ordiniamo. Pesce e gamberoni son cari, 5 dollari al chilo, prima della contrattazione.


Non ci sembra vero. Fino ad ora abbiamo incontrato persone che cercavano di guadagnare soldi su ogni cosa, ci suona come una fregatura, ma non riusciamo a dirle di no: i suoi occhi sono così sinceri e pieni di amore che siamo già affezionati.

Mettiamo le tende a pochi passi dalla spiaggia, il suo ristorante si chiama “iguanas ranas”, la cucina si trova sotto a un tetto di paglia. L’elettricità viene usata soltanto per una piccola luce in cucina oppure per il frullatore (insieme non possono funzionare), tutto viene cucinato da Beatriz a legna e il menù è composto da piatti a base di pesce fresco cacciato in giornata da Don Mario (il marito), e cucinati seguendo le antiche tradizioni della sua famiglia.

Beatriz e Don Mario sono due persone splendide, sempre sorridenti e pronte a condividere tutto ciò che hanno. Vivono con nulla, in una casa costruita con le loro mani, seguono una filosofia di vita tranquilla e rilassata, perché come ci ripetono spesso: preoccuparsi non serve a nulla.


Beatriz dopo pochi giorni è già una seconda nonna per tutti noi, tanto che al nostro addio ci stringe forte salutandoci con il magone e con una sincerità disarmante. Il marito, Don Mario, ci ha rallegrati e intrattenuti ogni giorno con i racconti delle sue incredibili avventure e mai dimenticheremo le sue risate spontanee.



Su quest'isola abbiamo assistito alla nascita di tartarughe, cavalcato le onde del Pacifico e festeggiato un nuovo anno davanti a un falò: sotto un dipinto di stelle e accompagnati dal rumore delle onde che rompevano il silenzio della notte.

A Chacahua abbiamo imparato qualcosa di più sulla fiducia, remando a notte fonda tra i tunnel di mangrovie e coccodrilli affidandoci al sorridente Miguel, che dopo minuti di sudore freddo, ci ha regalato uno spettacolo inspiegabile.

Grazie a lui abbiamo nuotato nella laguna luminescente sotto la luce timida della luna, dove, ad ogni movimento dell'acqua il plancton si illumina dando vita ad uno degli spettacoli più straordinari mai visti prima. Un sorriso ad ogni bracciata, un po' di paura ad ogni remata, e la felicità di fronte alla disarmante magia della natura.

A Chacahua abbiamo scoperto un popolo onesto, fatto di rispetto per il prossimo e in cui regna un senso comunitario che ormai è sempre più difficile da incontrare. Ci siamo resi conto come per essere felici non serva altro che la tranquillità, qualche persona con cui condividere le risate e il tempo di godersele.


Abbiamo capito che meno possiedi, più hai voglia di dare, perché quando non hai nulla in mano, non esistono l’egoismo o la voglia di prevalere, ma soltanto la voglia di aiutarsi e condividere.

La fretta, la rabbia, l’ansia e le paure infondate che contraddistinguono la modernità, qui sono state spazzate via dalla semplicità e dalla voglia irrefrenabile di vivere in pace e serenità.

Non potevamo chiedere un inizio migliore per questo 2019. E ora possiamo solo sperare che si continui su quest'onda.

 
 
 

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